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Dal sito dell' ENSE (http://www.ense.it/):
"L'Ente Nazionale Sementi Elette è un Ente di Diritto Pubblico, [...] compreso tra gli Enti scientifici di ricerca e sperimentazione necessari per lo sviluppo del paese. [...] Con D.Lgs. 29/10/1999 n° 454 è stato riordinato attribuendogli autonomia scientifica, statutaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria e incaricandolo di svolgere i compiti che derivano dall'applicazione delle norme che disciplinano la produzione e la commercializzazione dei prodotti sementieri".
L’ENSE, rischia di venire soppresso dal decreto della manovra anticrisi. Le sue funzioni, il suo personale, le sue strutture passano all’INRAN, Istituto Nazionale per la Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione di Roma. Le motivazioni di tale provvedimento appaiono criticabili da diversi punti di vista.


martedì 27 luglio 2010

INTERVENTO DELL'ONOREVOLE ZUCCHI ALLA CAMERA

ANGELO ZUCCHI.


Signor Presidente, in questi giorni si stanno susseguendo, in numerose piazze italiane, manifestazioni di tutto il mondo agricolo. La Coldiretti, la CIA, la Confagricoltura manifestano a Roma, Bari, Milano, Cremona, Napoli.
Il fatto che le manifestazioni avvengano in piazze diverse e in giorni diversi non vuol dire che non sia unico, univoco o identico il lamento, il moto di ribellione, addirittura lo sconcerto di tutto il mondo agricolo per questa manovra, per quello che essa non contiene, per le aspettative che tradisce, per la delusione che provoca a un mondo che in questi due anni si è sentito trascurato, non attenzionato come avrebbe dovuto. I diversi disegni di legge anticrisi che si sono succeduti mai si sono occupati della crisi dell'agricoltura e della pesca, come se agricoltura e pesca avessero potuto cavarsela senza interventi mirati e senza interventi ad essi dedicati.
Ma questo mondo è anche sdegnato per quello che questa manovra contiene, in modo particolare per quella parte che riguarda le quote latte. Tuttavia, la protesta deriva da una profonda crisi di un settore che ha visto profondamente diminuito il fatturato delle imprese, un peggioramento dei margini di filiera, un aumento sostanzioso dei costi di produzione, una diminuzione del reddito degli agricoltori del 25 per cento (più del doppio di quello che è avvenuto in Europa), una situazione del credito raddoppiata e notevolmente peggiorata.
Dal quadro appena descritto deriva che l'agricoltura e la pesca necessitano di politiche strutturali e di scelte strategiche che mettano al centro la ricerca e l'innovazione. Si tratta di interventi che si preoccupano di dare respiro al futuro, che siano da stimolo e incentivo per il ricambio generazionale, per il sostegno attivo a forme di aggregazione di imprese. Sono interventi che non ci sono in questa manovra, così come non ci sono neanche gli interventi che servono a mantenere impegni consolidati nel tempo come il rinnovo degli sgravi contributivi, come il Fondo per il settore bieticolo-saccarifero, come le difficoltà che si sono viste in questi mesi per reperire le risorse per il Fondo di solidarietà nazionale.
Di fronte a queste carenze, noi del Partito Democratico abbiamo presentato una serie di proposte emendative il cui insieme rappresenta un approccio alternativo a quello fin qui avuto dal Governo e dalla sua maggioranza. Ci siamo preoccupati di consolidare gli impegni che per questo settore sono essenziali. Il primo è la proroga delle agevolazioni previdenziali e contributive. È un provvedimento che scade il 31 luglio e che metterà nelle condizioni le imprese più deboli del nostro Paese, quelle che operano nelle aree svantaggiate e nelle zone montane, di ritrovarsi un costo del lavoro aumentato tra il 15 e il 50 per cento. È una cosa che riguarda le nostre imprese più deboli, in modo particolare del settore vitivinicolo, che già faticano a stare nella competizione. È un provvedimento che dovrebbe quanto meno essere prorogato fino alla fine di dicembre con l'obiettivo molto più nobile e più giusto di arrivare ad una stabilizzazione.
Inoltre, abbiamo presentato emendamenti per rifinanziare il Fondo bieticolo-saccarifero. Voglio ricordare che tale Fondo è stato negoziato in Europa quando si chiusero gli zuccherifici e si ridusse del 50 per cento la produzione di zucchero. Esso doveva servire per cinque anni a sostenere quella parte di produzione di zucchero italiana che nel frattempo si era ammodernata e aveva ammodernato gli impianti per riuscire a competere.
Questi cinque anni sono stati finanziati per tre anni - lo ricordo - quando c'era il Governo Prodi, mentre mancano il 2009 e il 2010. Oppure, ancora, abbiamo presentato emendamenti per la riduzione dell'accisa del gasolio, per le coltivazioni sotto serra, per le imprese che coltivano fiori, ma anche ortofrutta, che sono in grande difficoltà. Questo, infatti, è un provvedimento che non è stato più rifinanziato e lascia scoperta tutta la partita degli aumenti del costo di produzione.
Oppure ancora abbiamo proposto fondi per ammodernare le piccole imprese della pesca che si trovano a fare i conti con un provvedimento europeo scattato dal 1o giugno che le costringe a modificare l'ampiezza delle maglie delle reti e anche la distanza minima dalla costa. È un provvedimento che nessuno vuole disconoscere, ma che può essere accompagnato con una serie di incentivi che abbiamo previsto in questa nostra manovra alternativa. Oppure ancora abbiamo presentato emendamenti di medio respiro, misure per l'internazionalizzazione delle imprese.
Siamo in un Paese dove calano i consumi interni. Le nostre imprese, anche nel settore agroalimentare, debbono andare a cercare posizioni e spazi nei mercati esteri. Abbiamo proposto fondi per i confidi e per l'accesso al credito per aiutare le politiche di cofinanziamento e di investimenti o ancora misure per l'imprenditoria giovanile. Questo è il Paese, parafrasando un film, dove per l'agricoltura è certamente un Paese per vecchi e non bastano le promesse dell'ex Ministro Zaia che propose di dare i terreni demaniali da coltivare a giovani. Al di là del fatto che tali terreni non si sono visti, se non ci sono politiche di incentivo la propaganda serve a poco. Ancora, abbiamo proposto misure per le crisi del mercato in un settore che con la volatilità dei prezzi rischia davvero di entrare in un grosso corto circuito e più di 40 mila imprese hanno già chiuso in questo anno.
Come si vede, abbiamo presentato un pacchetto che, complessivamente, dà un'idea di agricoltura e abbiamo anche presentato un emendamento, sopra tutti, che tende a sopprimere l'articolo scandaloso che ha imperversato sulle prime pagine dei giornali in questi giorni: l'articolo 40-bis, che riguarda la proroga delle multe per le quote latte.
Su questo articolo bisogna essere molto chiari, signor Presidente: la proroga riguarda 109 allevatori. Quando il Ministro Bossi dice che sta dalla parte degli allevatori, dovrebbe rivedere questa sua decisione e posizione, ma soprattutto questa sua dichiarazione, perché sta dalla parte di 109 allevatori. Gli altri 39 mila non vengono minimamente toccati da questo provvedimento, perché la proroga agisce solo per gli allevatori che hanno aderito all'ultimo percorso di rateizzazione, all'ultima legge, la n. 33 del 2009, voluta dal Ministro Zaia, che vedeva scadere il pagamento della prima rata al 30 giugno, che viene prorogata al 31 dicembre. Tutti gli altri, che hanno aderito alla rateizzazione della legge n. 119 del 2003, già pagavano il 31 dicembre e non beneficeranno di alcun tipo di proroga. La cosa curiosa di questo articolo 40-bis è che le motivazioni per cui questo articolo è presente nella manovra sono due: vi è una grave crisi del settore lattiero-caseario e vi sono accertamenti in corso.
Sul fatto che vi sia una grave crisi del settore lattiero-caseario siamo tutti d'accordo. Vediamo la fatica che fanno gli allevatori a strappare prezzi del latte che riescano, in qualche modo, a coprire i loro costi di produzione. Sabato notte, in Lombardia, si è definito un costo e un prezzo del latte di 36 centesimi, che a malapena copre i costi di produzione degli allevatori, ma naturalmente dobbiamo anche dire che la crisi del settore lattiero-caseario riguarda tutti; non solo i 109 allevatori che beneficiano della proroga, ma anche tutti gli altri allevatori.
Come ci stiamo preoccupando di loro, se riconosciamo che c'è una grave crisi, forse sarebbe stato più utile, efficace ed efficiente mettere a disposizione quei 45 milioni di euro che la legge n. 33 del 2009, voluta dal Ministro Zaia, prevedeva per coloro che in questi anni hanno investito e affittato quote per riuscire a stare dentro i limiti della propria produzione.
Ma non v'è traccia, naturalmente, di questo nel provvedimento in esame. L'altra motivazione è che vi sarebbero degli accertamenti in corso; qui la questione non solo si fa curiosa, ma si fa anche politicamente molto più rilevante.
Infatti, signor Presidente, non vi sono accertamenti in corso. Si fa riferimento a una relazione dei carabinieri, su mandato assegnato dall'allora Ministro Zaia, protocollo 001731 del 24 febbraio 2010; al riguardo, osserverei la data, perché questa relazione dei carabinieri viene richiesta dal Ministro Zaia due mesi prima che egli si presenti e vinca le elezioni del Veneto, due mesi prima di abbandonare il Ministero.
Questa relazione ha lo scopo, secondo il Ministro, di approfondire e accertare la produzione nazionale di latte. Questa relazione è commissionata da Zaia a un gruppo di carabinieri e fa seguito alla presentazione di un'altra relazione conclusiva, attribuita alla commissione di indagine amministrativa istituita con decreto ministeriale del 20 giugno 2009, n. 6501.
Viene spontanea una domanda: cosa non convince Zaia nella relazione conclusiva della commissione, tanto da affidare ai carabinieri, che per inciso erano una parte minoritaria della commissione che indagava, un ulteriore approfondimento? L'esito della relazione dei carabinieri dimostra, anzi - il condizionale qui è d'obbligo - dimostrerebbe che in Italia non si sarebbe, di fatto, prodotto latte in eccesso, e quindi le multe inflitte dall'Europa non sarebbero dovute.
Naturalmente, signor Presidente, le conclusioni di questa relazione bastano perché il migliaio di allevatori irriducibili che non intendono pagare le sanzioni e che utilizzano ogni argomento possibile per iniziare dei ricorsi davanti ai giudici riaccendano i trattori e ripartano con una serie di ricorsi, per evitare, naturalmente, il pagamento delle multe.
È evidente allora, signor Presidente, che - e a pensar male da questo punto di vista forse ci si azzecca - la motivazione dell'articolo 40-bis, accertamenti in corso, diventa valida sia per i 109 allevatori, che hanno, per così dire, la proroga dei loro pagamenti sia, a questo punto, per il famoso migliaio di irriducibili che pensa: se è stata prevista una legge e ci sono degli accertamenti in corso, io intanto che aspetto dei chiarimenti non pago le multe. Questi mille, che detengono il 70 per cento delle multe da pagare, continuano allegramente a non pagarle.
Poi succede a un certo punto che arriva il ministro Galan, il quale commissiona un'altra relazione al dipartimento del MIPAF, con il sostegno di Agea, che arriva a delle conclusioni diametralmente opposte a quelle dei carabinieri sostenendo, in realtà, di confermare la sovrapproduzione del latte in questo Paese e quindi la necessità e l'obbligo di pagamento delle multe. Lo dice il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, lo dice il Governo e quindi ufficialmente non ci sono accertamenti in corso, perché la questione, secondo il MIPAF è chiusa.
Ho fatto la storia del 40-bis, signor Presidente, perché è abbastanza scandalosa. Questo provvedimento - che trasferisce peraltro la guerra che Galan e Zaia avevano in Veneto all'interno del Ministero dell'agricoltura e che certo non produrrà benefici per le politiche agricole in questa situazione - costa qualcosa, in termini di ritardati pagamenti, come 5 milioni di euro, che avremmo potuto investire tranquillamente nel settore lattiero-caseario così in crisi; costa inoltre anche rispetto alle sanzioni che l'Europa ci comminerà, perché il Commissario europeo Ciolos ci ha già fatto sapere, rispondendo a Galan attraverso una lettera protocollata 2010/1175, che l'Europa, se noi proroghiamo il pagamento delle multe, ci sanzionerà.
Mettiamo insieme cinque milioni, mettiamo insieme il pagamento delle multe e probabilmente uscirà una cifra utile, o più utile, a sostenere il settore lattiero-caseario. Naturalmente la questione mette in imbarazzo la maggioranza perché l'altro giorno, in Commissione agricoltura, la maggioranza si è spaccata ed è letteralmente implosa. Il PdL, e il capogruppo Beccalossi in particolare, voleva approvare un parere favorevole alla manovra economica, condizionandola alla soppressione dell'articolo 40-bis. A quel punto la Lega Nord ha lasciato i lavori della Commissione, per non partecipare a quel voto, e la maggioranza è andata sotto. La Commissione agricoltura si presenterà quindi in quest'Aula, avendo bocciato la manovra economica del Governo, perché naturalmente trasferisce qui questa tensione, che è abbastanza evidente e che ricade e si ripercuote negativamente sul settore agricolo.
In realtà, si fa una forzatura per continuare a proteggere i furbi, per calpestare quei pochi o tanti onesti che hanno rispettato le regole, per cercare di stare, come dire, in un sistema in cui uno Stato dovrebbe quanto meno tutelare chi rispetta le regole.
La Lega Nord però vi sta imponendo la sua strategia. Vorrei sapere, anzi vorremmo sapere - e poi indagheremo - chi sono questi 109 interessati. Ci deve essere una relazione molto diretta, se la Lega Nord si spende per 109 allevatori. Dirò di più, vorremmo anche sapere chi sono questi mille e in quale relaziono sono con la Lega, se un manipolo di persone, poche rispetto ai 40 mila allevatori, mobilita una forza politica con la veemenza con la quale la Lega vi ha imposto nell'ambito della manovra, questa operazione assolutamente scandalosa.
Concludo dicendo che il furore, che vi ha condotto a chiudere gli enti pubblici, vi ha portato anche a chiudere enti che non costavano un euro allo Stato e ciò per dare in pasto all'opinione pubblica, con un poco di propaganda, il fatto che voi riducete i costi e quindi fate operazioni di risanamento. Anche noi siamo per le operazioni di risanamento, ma qui state chiudendo enti che non costavano nulla.
Faccio l'esempio dell'ENSE, l'Ente nazionale sementi elette, che ha un ruolo essenziale per garantire certificazione e controllo sulla qualità dei semi e per garantire la genuinità della filiera produttiva agricola.
L'ENSE, che svolge un ruolo autonomo di ricerca, controllo e certificazione in un momento importante e che riesce anche a tutelare il nostro patrimonio e la nostra biodiversità rispetto al tema degli OGM, - ma anche in questo caso a pensar male probabilmente si fa bene - voi lo sopprimete.
L'ENSE non costa un euro, perché vive dei costi di certificazione che attribuisce ai sementieri e agli imprenditori agricoli. Cosa risparmia lo Stato? Niente, però il furore di questa chiusura e delle prime pagine dei giornali vi porta a chiudere qualunque cosa. Ci avevate provato con l'Ente nazionale risi: lì aveste un sussulto di riflessione e vi siete fermati, qui la riflessione non c'è perché dovete mettere la fiducia, non si può ragionare, non si può discutere e quindi chiudiamo l'ENSE: grande capolavoro! L'agricoltura in questa manovra non solo è dimenticata ma mi verrebbe da dire che continuate a dimenticarla, perché quando invece vi mettete in testa di occuparvi dell'agricoltura fate solo dei danni
(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

1 commento:

Unknown ha detto...

E' la verità che andava sputata addosso fin dall'inizio!!

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